Un drago, una trombetta e Wojtyla: via da Cracovia

Scritto da Costanza Baldini il January 31, 2013.

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Una delle cose che ti possono capitare camminando per Cracovia è che un grosso blocco di ghiaccio si stacchi dal tetto e ti crolli in testa. E’ per evitare che questo succeda che nell’ultima mattina che trascorriamo in città alcuni ometti legati alle imbracature salgono sui tetti delle case e con una pala iniziano a spingere giù il ghiaccio mentre altri ometti corrono tutti affannati per la strada urlando alle persone che passano di spostarsi.

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Immagini a metà tra il minaccioso e il bonaccione di papa Wojtyla sono ovunque. Ma a Cracovia c’è anche un drago! Sulla porta della cattedrale si trova un lungo osso probabilmente di dinosauro ritrovato sulle rive della Vistola che per secoli è stato ritenuto un osso di un drago che viveva ai piedi della montagna su cui si trova il castello.

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La città è famosa anche perché a ogni ora del giorno e della notte i pompieri fanno a turno nel suonare la tromba dalle finestre del campanile. Questa “scenetta” ricorda il gesto della vedetta che vigilava sulle invasioni dei tartari e che fu ucciso da una freccia.

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Cracovia è una città universitaria e ha dei locali bellissimi come il Kotkarola un locale adorabile, immenso, fatto tutto di cunicoli sotto terra e un palco dove purtroppo la sera in cui ci siamo noi non suona nessuno. La birra costa pochissimo e c’è anche il calcino!

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Noi non abbiamo tempo di visitarle ma vicino a Cracovia ci sono delle miniere di sale molto famose. E’ possibile scendere fino a oltre 300 metri. Sono nove livelli e sul fondo c’è anche un sanatorio perché l’aria purificata dal sale è particolarmente salubre e si dice che allunghi la vita.

In questi giorni nel gruppo dei giornalisti tra i colleghi con cui spesso in conferenza stampa si scambia a malapena un saluto preoccupati ognuno dal proprio lavoro si è creata una solidarietà speciale. Mi hanno prestato dei soldi, mi hanno prestato un cappello quando l’avevo perso, mi hanno offerto aiuto con la valigia. Sono gesti che vengono naturali ma per me non sono certo scontati.

Mi ha stupito anche l’educazione il rispetto degli studenti toscani. Mai un urlo, uno schiamazzo, una parola fuori posto. Li ho visti sempre molto interessati, pronti a fare mille domande.

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La sera in treno la tensione si distende e si aprono grandi sorrisi. Mentre qualcuno ancora lavora a sorpresa un cameramen tira fuori delle bottiglie di birra, si brinda tutti insieme tra gli applausi e le risate.

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Viaggiare è una delle cose che preferisco in assoluto e non mi è mai capitato prima di sentire tanto la voglia di tornare a casa. Forse perché è stato un viaggio molto faticoso, forse perché quello che ho visto ha acuito ancora di più il desiderio di stare insieme alle persone a cui voglio bene. Sono stanca di indossare ogni giorno strati e strati di vestiti attraverso cui le mie emozioni devono farsi strada a fatica. Dopo aver lavorato così tanto adesso voglio solo sorrisi e abbracci.

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*Un ringraziamento speciale alla Regione Toscana che ha reso possibile questo viaggio, a Dario Rossi che mesi fa mi invitò nel gruppo della stampa e ai miei colleghi Simone Cariello e Daniele Drovandi con cui è sempre un privilegio e un onore lavorare oltrechè un grande piacere a livello personale e professionale. 

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